La storia delle cinque maschere di Carnevale più famose
Scopriamo Arlecchino, Brighella, Colombina, Pulcinella e Balanzone
Il Carnevale è una celebrazione della vita, un momento di gioia e di unione abbracciato da tutto il bel mondo. Ogni anno, milioni di persone si riuniscono nelle città di tutto il mondo, anche in Italia, per festeggiare in grande stile. Questa festa unica nel suo genere comporta tradizionalmente travestimenti, balli e baldoria generale. Andiamo alla scoperta del significato, delle curiosità, della storia e dell’origine delle cinque maschere carnevalesche più famose: Arlecchino, Brighella, Colombina, Pulcinella e Balanzone.
Arlecchino, emblema di creatività e Brighella di astuzia
L’Arlecchino è un simbolo molto amato di inganno e divertimento, spesso rappresentato sul palcoscenico o presente nella letteratura come fioretto per eroi come Robin Hood. Esiste da secoli, ma come è nato esattamente? Arlecchino è un personaggio della Commedia dell’Arte, una tradizione teatrale italiana del Rinascimento. La storia iniziale del personaggio di Arlecchino è rimasta un mistero, ma è apparso nel Nord Europa tra il 1550 e il 1600.
Il costume di Arlecchino è rimasto invariato nel corso dei secoli: indossa un soprabito nero bordato di verde e porta con sé un colpo di piombo che usa per ferire gli spettatori. L’Arlecchino ha come unico scopo quello di fare bella figura nella vostra arte e ispirare la creatività, ma può anche essere usato come ispirazione per idee di costumi ed effetti speciali. La storia di Arlecchino è antica quanto il popolo.
Il suo spirito, un giullare impavido presente in tutte le storie di eroi, è inseparabile dalla maschera che indossa. Primo tra i nostri fratelli a scoprire la risata e a ispirare speranza, Arlecchino è l’imbroglione che infrange le regole e allo stesso tempo le rispetta. Ornato di foglie verdi, Arlecchino è stato il primo mecenate del colore e del voyeurismo, apre a nuovi mondi a chiunque fosse disposto a vedere oltre la forza di gravità.
Brighella, bergamasco, è il principale rivale di Arlecchino perché attaccabrighe e bugiardo. Si umilia con i forti ed è arrogante con i deboli. Eccelle nel “brigare”, cioè nell’organizzare congiure a vantaggio dei giovani innamorati. Indossa giacca e pantaloni impreziositi da trecce verdi; ha scarpe nere con pon pon verdi; il cappotto è bianco con due strisce verdi. La maschera e il cappello sono neri. È un fatto affascinante che la maschera di Brighella sia nata in Piemonte, ai piedi delle Alpi.
La fantasia di Pulcinella e l’ipocrisia del dottor Balanzone
Fantasia, furbizia e napoletanità. Vestito con una tunica bianca e il naso nero, Pulcinella incarna l’ideale del cittadino napoletano, invischiato in una realtà caotica che deve affrontare con l’ausilio di ogni risorsa, soprattutto dell’umorismo. Tuttavia, anche Pulcinella è cambiato nel tempo. Alcuni lo fanno risalire addirittura al teatro romano, ma quel che è certo è che prima che avesse bicorni, barba e baffi, fu l’attore Silvio Fiorillo a codificarlo in quello che abbiamo oggi.
Anche il nome si perde nella leggenda, apparentemente derivato da un cognome popolare, suggerendo così l’esistenza del primo vero Pulcinella. Secondo altri, l’ambiguità di genere del nome faceva parte di un dualismo caro al paganesimo napoletano.
Il Balanzone, noto anche come Doctor Balanzone (Dutåur Balanzån, Bologna), è una maschera originaria di Bologna. Apparteneva alla schiera dei “vecchietti” della commedia dell’arte, e a volte veniva chiamato Dottor Graziano o semplicemente Dottore. Nato a Bologna, è un tipico personaggio “serio”, ipocrita. E’ un dottore in giurisprudenza: è praticamente la caricatura di un dotto e tronfio avvocato bolognese. Lo dimostra il suo nome, così come il fatto che Balanzone derivi dal bolognese balanzån, ovvero bilancio, equilibrio, simbolo inequivocabile di legge.
Indossa gli abiti di un professore dell’Università di Bologna del passato: tunica nera, colletto e polsini bianchi, ampio cappello bolognese, giacca e mantello neri. Criticando, cavillando, trova ogni minima scusa per iniziare uno dei suoi interminabili discorsi senza senso.
Colombina: graziosa e furba
La storia delle cinque maschere di Carnevale più famose: Arlecchino, Brighella, Colombina, Pulcinella, Balanzone, continua con l’ultima maschera. La veneziana Colombina è una maschera tipica della commedia dell’arte: il personaggio della cameriera è uno dei più usati e appare con i nomi più diversi. La fanciulla più antica risale alla metà del XVI secolo e compare nelle incisioni della collezione Fossard con il nome di Franceschina (o Francesquine). Prima della nascita della commedia artistica, i personaggi femminili del teatro erano sempre interpretati da uomini muti e vestiti da donne.
Dalla metà del XVI secolo in poi, le donne assunsero un ruolo sempre più preminente nella recitazione fino a quando non furono stabiliti ruoli e ruoli ben definiti. Il nome Colombina compare per la prima volta nel testo: Cicalamento in canzonette ridicolose, ovvero Trattato di matrimonio tra Buffetto e Colombina comici (1646) scritto dal celebre Buffetto, Carlo Cantù.
Una maschera è l’espressione visiva di un’emozione. Può essere negativa o positiva. Può nascondere il nostro vero volto agli altri e a noi stessi. Una maschera di carnevale trasforma chi la indossa in un personaggio del mondo fantastico dell’immaginazione. Siamo attratti dalla loro bellezza, dai loro segreti sentimentali e dal loro mistero. Per capire la storia di una maschera, il significato che essa ha per ogni individuo che la indossa, è necessario reinventarla quotidianamente, rinascendo ad ogni stagione. Vi è piaciuto questo articolo in cui articolo abbiamo raccontato delle origini di cinque famose maschere: Arlecchino, Brighella, Colombina, Pulcinella e Balanzone?
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